Nel mondo del lavoro moderno è ormai risaputo che le competenze tecniche non bastano più. Le aziende di ogni settore stanno sempre più valorizzando qualità come l’empatia, l’autocontrollo, la capacità di ascolto e la gestione delle emozioni. Tutti questi aspetti rientrano in un’unica competenza trasversale: l’intelligenza emotiva.
Capire se un candidato o una candidata possiede un buon livello di intelligenza emotiva è però tutt’altro che semplice. In questo articolo approfondiamo cos’è, perché conta davvero e come valutare questa soft skill in modo strutturato ed efficace.
Il termine “intelligenza emotiva” si riferisce alla capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Non si tratta di una dote generica o innata, ma di una vera e propria competenza che può essere osservata, allenata e valutata. Secondo i modelli più accreditati (come quello di Daniel Goleman), l’intelligenza emotiva si articola in cinque dimensioni:
Queste componenti influenzano direttamente il modo in cui una persona lavora in team, prende decisioni sotto pressione, gestisce i conflitti o affronta il cambiamento. Per questo motivo, l’intelligenza emotiva è oggi considerata una delle soft skill più rilevanti in fase di selezione, soprattutto per ruoli manageriali, customer-facing o ad alta interazione.
Valutare l’intelligenza emotiva non è immediato. Non si trova in un CV, né emerge facilmente da una domanda standard. Spesso, la tendenza è quella di affidarsi all’“impressione generale” che il candidato o la candidata trasmette. Ma questa strada espone al rischio di bias, soggettività e incoerenza.
Inoltre, i segnali emotivi sono sottili e contestuali. Una persona può sembrare empatica, ma in realtà solo perché è abile nella comunicazione verbale. Oppure può apparire molto composta, ma non per questo gestire bene le emozioni sotto stress.
Per questo è importante che i recruiter siano formati a riconoscere segnali comportamentali osservabili, usare domande situazionali ben costruite e adottare strumenti strutturati. Altrimenti si rischia di escludere candidati con alto potenziale o di sovrastimare profili che sanno “raccontarsi bene”.
Per rendere più efficace la valutazione dell’intelligenza emotiva, è utile agire su tre livelli:
Questa integrazione va progettata in modo coerente con il ruolo da ricoprire e con la fase del funnel selettivo. In alcuni casi è utile fin dalla preselezione, in altri nella fase finale di valutazione qualitativa.
Uno dei principali vantaggi degli Skill Assessment Agent di Skillvue è la capacità di standardizzare e automatizzare la valutazione delle competenze tecniche e trasversali, liberando tempo e attenzione dei recruiter per concentrarsi sull’analisi del profilo di una persona nella sua interezza e con dati oggettivi a supporto per prendere le migliori decisioni possibili fin dalla fase di pre-selezione.
Quando le competenze vengono testate in modo oggettivo, comparabile e coerente con il ruolo, i selezionatori possono dedicarsi all’analisi più qualitativa del potenziale umano del candidato o della candidata, gestendo anche in maniera più personalizzata e strategica la fase di colloquio.
Skillvue consente tutto questo attraverso Skill Assessment interamente digitalizzati e report personalizzati su ogni singolo candidato, ma non si ferma qui. Grazie alla collaborazione con psicometristi, esperti di AI, professionisti HR e Università, è possibile modellare nuovi test di competenza su misura o allineare gli skill assessment ai modelli interni delle aziende, rendendo l’esperienza valutativa più coerente, efficace e realmente aderente alla cultura e ai bisogni dell’organizzazione.
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